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Saperi minimi per salvare la qualità

by in Piante, giardini, parchi

Foglia e fiore di tiglio

 

Arbusti come il calicanto, che da dicembre a febbraio ci consolava del freddo invernale con il suo incomparabile richiamo odoroso, in molti casi ha perso quella qualità e un simile tristissimo destino ha colpito certi tigli, che a maggio e giugno annunciavano l’estate con la dolcezza dei loro fiori.

La perdita dei profumi è un danno a cui si può almeno in parte rimediare ricorrendo ad un metodo diverso dalla semina o dall’acquisto in vivaio: la talea. Occorre cercare una pianta che abbia ancora le caratteristiche originarie e tagliarle qualche rametto a cui far mettere le radici immergendole in acqua. Si prepareranno così dei cloni, dunque con le stesse caratteristiche della madre, che il seme non può garantire perché generato dall’incrocio di due piante. Si possono mettere a dimora dapprima in un vaso o un terrario, fino a che siano in grado di prendere possesso di un pezzo di terra libera. Ci vorrà più tempo per la loro crescita, ma si avrà la soddisfazione di sentire di nuovo il profumo, che in un certo senso è l’anima delle piante.

fiori e frutti di calicanto

 

Per quanto riguarda i tigli, gli alberi più crudelmente martoriati da chi ignora del tutto l’arte della potatura, occorre sapere alcune cose su di loro, che forse potranno salvarne qualcuno. La caratteristica che li distingue è la dolcezza, dovuta alla linfa particolarmente zuccherina che rende le giovani foglie commestibili in insalata e i fiori deliziosamente profumati, oltre che curativi perché emollienti e calmanti, dunque adatti a tisane per lenire i disturbi provocati dal freddo ai percorsi del respiro. Gli alimenti dolci sono prediletti dalle formiche, oltre che dagli afidi, piccolissimi parassiti che pungono le foglie per succhiarne la linfa. Ciò che espellono dopo la digestione è la sostanza appiccicosa detta melata, gradita anche dalle api che la portano all’alveare senza dover fare il lavoro che trasforma il nettare dei fiori in miele. Le formiche, per ottenere il dolce alimento portano addirittura gli afidi “al pascolo” sui tigli per poterli “mungere” con lievi tocchi. Ciò che si trova sotto i tigli nella bella stagione, purtroppo, viene imbrattato da ciò che cola dall’alto e gli automobilisti che parcheggiano alla loro ombra incolpano i poveri tigli, che invece sono le prime vittime di quei salassi. Il risultato è che vengono brutalmente mutilati di gran parte dei rami, compromettendone la bellezza e la salute, senza risolvere il problema. Una buona soluzione biologica è invece liberare sugli alberi le larve di coccinelle o di crisope, che si nutrono di afidi senza danni collaterali. Le due specie di graziosi insetti si possono acquistare presso i negozi di prodotti agrari.

I tigli martirizzati, invece, più vengono privati dei rami, più fanno crescere una gran quantità di polloni e rametti in basso, nel disperato tentativo di avere nuove foglie in grado di compiere la fotosintesi che produce linfa: il loro sangue.

Questo è solo uno dei tanti esempi che provano quanto la conoscenza di una situazione nel suo insieme sia indispensabile per capire come stiano davvero le cose e come si possa risolvere un problema. Agire a casaccio, facendo la prima cosa che passa per la testa è quasi sempre un errore.

Un articolo sul ruolo benefico delle coccinelle è qui.     Un articolo sui pregiudizi che riguardano le potature è qui.     Un articolo su come si fanno le potature è qui.  Uno con migliori illustrazioni è qui.

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