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Paura della libertà

by in Umanità
occhioleg

acquerello di Anna Cassarino

 

L’essere umano desidera essere libero, ma poi della libertà ha paura. Di quella vera, naturalmente, che comporta il dover continuamente fare scelte e prendersi responsabilità. Quella per la quale è necessario saper procedere da soli a lungo, su una strada solitaria. E’ difficile, anche se bello. Molti, invece, usano quel poco di libertà che hanno per cercare di dominare gli altri, creando tutto un sistema di dipendenze che impedisce a ciascuno di fare ciò che desidera veramente. Le relazioni affettive sono spesso condizionate da forzature, che danno la sensazione di essere importanti per qualcuno. Un esempio comune è la gelosia.

Si preferisce la compagnia di chi dà l’impressione di essere forte, con le prepotenze più o meno velate che esercita col proprio carattere autoritario, a qualcuno che vuole stare su un piano di parità, ponendo di fronte a scelte piccole e grandi. Si accetta più facilmente qualcuno che dice cosa si deve fare, anche se lo si trova in parte sgradevole, perché libera dalla fatica di capire, distinguere e scegliere. Diventa un alibi. Così, quando capita un’occasione di autonomia, l’uomo commette clamorosi errori, perché non sa come agire, non è abituato al difficile ruolo e spesso scambia l’arbitrio con la libertà. (Perché la prepotenza è sempre in auge).

Quando capita di incontrare una persona libera, sul momento si prova attrazione e voglia di imitarla, ma inconsapevolmente se ne ha paura, perché ci si trova di fronte alla prova che si può essere indipendenti, ma non si è capaci di fare altrettanto. Si accarezza l’idea di seguire l’esempio ma ci si sente davanti ad un baratro di incognite. Si prova disagio, che viene dal profondo e che ben raramente si riconosce per quello che è. Quando nessun fatto disdicevole giustifica una simile sensazione nei confronti di una persona libera, lo sconcerto è ancora più forte. Allora ci si comporta come se si avesse a che fare con un grave pericolo, allontanando la persona con pretesti banali, senza ammettere neppure con se stessi la vera ragione: la paura e il senso di inferiorità. (I rischi per chi va controcorrente)

Se poi quella persona libera è una donna, la si vede come una Lilith, la prima moglie di Adamo creata come sua pari, che non voleva sottometterglisi e lo aveva dunque lasciato, diventando simbolo di perdizione. Questo pezzo del mito ebraico è stato addirittura cancellato dalla religione sostituendo Lilith con Eva, la donna che, comunque, ha scelto la conoscenza e che, per questo, è stata caricata di un ruolo negativo. Volersi sottrarre all’ignoranza e alla sottomissione è bollato come colpa, perché comporta il prendersi responsabilità.

Chi è libero è una ristretta minoranza e, per di più, spesso è isolato. La maggioranza delle persone si fa forte del numero, ma se ne sente anche schiacciata, senza capire come fare per liberarsi. Così resta nel mucchio, con una sensazione di impotenza. Non sapendo ribellarsi alla rete di costrizioni che li ingabbia e con cui a loro volta cercano di ingabbiare, i più respingono ogni proposta di miglioramento, che li obbligherebbe a prendersi delle responsabilità di cui non sono capaci. Per fare le scelte giuste occorre saper distinguere con finezza, raggiungibile con un lungo allenamento alla conoscenza. (Il comportamento collettivo)