Blog

Chi è più forte?

by in Umanità

 

Probabilmente capita a molti di subire la sopraffazione verbale o di potere, messa in atto da chi ritiene così di dimostrare la sua forza e la sua superiorità. Può avvenire per una provocazione, ma succede spesso a causa del senso di inferiorità provato soprattutto verso chi ha doti particolari o una qualsiasi situazione fortunata. C’è in ogni caso una mancanza di rispetto verso gli altri che rivela il bisogno continuo di conferme sulla propria importanza, che inconsapevolmente si sa carente. Il sopruso si manifesta interrompendo continuamente chi parla, non ascoltandone le ragioni, sminuendo o ridicolizzando, volendosi imporre a dispetto di ogni buon senso, ostacolando il lavoro e l’autonomia altrui. Per non menzionare atti più gravi. Anche quando la prepotenza viene inflitta in forma ridotta e poco evidente per chi non ne è coinvolto, è molto comune, perché nessuno vuole sentirsi in una posizione debole, come inevitabilmente avviene a tutti in varie occasioni. Chi esercita il sopruso manca proprio di quella forza vera che consiste nell’affrontare e vincere la causa del proprio impulso alla sopraffazione, a cui sono necessari consapevolezza e coraggio, ma anche la conoscenza dei mezzi per farlo.

 

 

Sovente chi subisce, a sua volta invece di tenere testa a chi commette gli abusi, contro cui si sente impotente e di cui teme le ritorsioni, ingoia e nasconde le offese nel punto più profondo di sé, cercando di ignorare i danni che queste fanno al proprio carattere e alla propria vita. E’ così che assimila la logica della mentalità autoritaria, rifacendosi in modo analogo delle frustrazioni su chi, in posizione svantaggiata, è a tiro. Invece di temere le conseguenze del guasto trascurato, che si espande contagiando altri, cerca di dimenticarlo. E’ come ignorare l’esistenza di una malattia infettiva nascondendola, invece di curarla.

Va accantonata l’idea di averla vinta perché si è nel giusto. Infatti ben raramente anche chi è davvero nel giusto trionfa per questo motivo. Vince solo se è più forte. L’autoritario usa una forza fisica, verbale o di potere, che cerca il dominio sull’altro, mentre la forza del mite consiste nel resistere alle provocazioni, dunque nell’opporsi all’impulso di rispondere sullo stesso tono, che innesca le liti e può arrivare a conseguenze irreparabili. Se si ha senso dell’umorismo si può puntare su una battuta divertente, perché una risata sincera smonta qualsiasi aggressività. In mancanza di una risposta spiritosa si può fare una qualsiasi cosa assurda e per questo sorprendente. La sorpresa blocca gli attacchi e fa riflettere. Se è difficile fare anche questo, si può pescare nella propria riserva di affetto, usando parole che lo facciano percepire. Chi aggredisce, anche cercando di sminuire gli altri nel vano tentativo di innalzarsi, sicuramente si sente meschino e poco amato, così una briciola di comprensione ha l’effetto di un balsamo e lo calma. Se al momento risulta troppo arduo anche un simile atteggiamento, occorre tenere ben chiaro l’obbiettivo di volere un rapporto pacifico, ma ben diverso da quella finta pace che consiste nel subire in silenzio. Quella non è pace ma è accumulo di esplosivo nascosto. E’ ben diverso anche dall’ipocrita falsa accondiscendenza. E’ invece la consapevolezza che tutti soffriamo, tutti abbiamo dei limiti tutti sbagliamo e per questo occorre comprensione, aiuto, gentilezza reciproca. Essere comprensivi quando ben pochi lo sono è difficile. Occorre allora fare scorta di buoni libri, buona musica, bei film e imparare il funzionamento dell’animo umano quanto della natura, così da attingere ad energia e buonumore che aiutano lo spirito creativo e la capacità di trovare soluzioni.

Col tempo, se si trattano le persone opprimenti con grazia e leggerezza, le si portano a comportarsi allo stesso modo. La vera forza è questa.

Alcuni degli articoli per approfondire l’argomento, fra i tanti che ho pubblicato negli ultimi 15 anni nella ruberica Umanità sono: Gerarchie e conflitti, Parole che curano, Risolvere il problema o prevalere? Il rispetto, Cosa impedisce di correggere gli errori, Disinnescare lo scontroGelosia e invidia, Il problema a volte non è dove sembra, Cambiare modo per cambiare mondo, Chi sta dentro e chi sta fuori, Come si fa la pace,

Alcuni film su chi ha avuto l’atteggiamento più efficace per risolvere i conflitti e convincere chi è difficile da trattare, recensiti da me nella sezione Film selezionati: Invictus di Clint Eastwood, Race di Stephen Hopkins, The imitation game di Marten Tyldum, Una notte per salvare Parigi di Volker Schlondorff, Royal affair di Nicolaj Arcel, Qualcosa di straordinario di Ken Kwapis, Diverso da chi? Di Umberto Carteni, La joueuse, di Caroline Bottaro, The great debaters di Denzel Washington

Un film che dimostra quanto l’autoritarismo affascini chi ha troppo bisogno di certezze e quanto sia facile ricadere in ciò che si pensava non potesse più ricapitare: L’onda di Dennis Gansel