I miei articoli

Museo Leonardo da Vinci – Firenze

by 9 Febbraio 2024

carro armato in sezione

 

Dal 2004 a Firenze c’è un museo dedicato alle invenzioni e a certi progetti non realizzati di Leonardo da Vinci. Nel palazzo Sforza Almeni di via del Castellaccio, su due piani sono esposti i modelli in legno, tela e metallo degli oggetti utili alla vita quotidiana, alla guerra, alle feste del Rinascimento. Leonardo era artista e ingegnere idraulico e il suo grande interesse verso il funzionamento della natura lo hanno spinto ad inventare macchine che ne sfruttavano le leggi, per quanto umanamente possibile. Qui si trovano le ali per far volare l’uomo, realizzate imitando quelle dei pipistrelli, vicino al paracadute e al deltaplano, inutilizzabili ma belli. Una forma di grande fascino è quella del carro armato circolare, che fa pensare a un veicolo adatto a un’esibizione teatrale. Per spettacoli e feste dei regnanti, Leonardo si adoperava con invenzioni altrettanto efficaci degli strumenti per le guerre. Da un disegno è stato realizzato per il museo un automa tamburellatore, forse utilizzato realmente per quelle occasioni. C’è uno scafandro per lavorare sott’acqua e tante macchine utili nella vita civile come in quella militare. Agli studi di ottica appartiene un grande caleidoscopio, attraverso il quale possiamo verificare quanto un apparecchio fotografico colga un’immagine diversa da quella percepita attraverso i nostri occhi. Dai disegni di studi anatomici sono stati ricavati per il museo alcuni plastici del corpo umano e dal Manoscritto Ashburham è stata ripresa una curiosa lira in argento destinata ad essere regalata da Lorenzo il Magnifico al signore di Milano.

 

caleidoscopio gigante

 

C’è spazio anche per sperimentare qualche costruzione utilizzando le parti in legno disponibili per adulti e bambini, ai quali il museo è destinato.

Gli altri musei scientifici di Firenze sono tanti: museo Galileo, museo delle illusioni, museo di storia naturale La Specola, museo antropologico, Orto botanico, Fondazione Scienza e tecnica

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Il mondo interiore è importante quanto quello che ci circonda. Ecco perché questo sito si occupa di entrambi

Museo Galileo di Firenze

by 6 Febbraio 2024

Cannocchiale seicentesco

 

Il museo Galileo è fra quelli scientifici fiorentini, il più elegante e con gli oggetti più preziosi. Con gli apparecchi di fattura raffinata in legno, metallo vetro e carta esposti ora in queste sale, avvenivano secoli fa le dimostrazioni dei fenomeni fisici e le esplorazioni visive del cielo. Alcuni sono appartenuti allo stesso Galileo Galilei, altri sono stati nelle mani di scienziati illustri di varie epoche e collezionati dai granduchi fiorentini oltre che da privati. Il vantaggio che simili oggetti ci offrono è la capacità di farci capire con la loro semplicità, alcune complesse e affascinanti leggi che regolano la vita, tanto da essere compresi anche dai bambini che al mattino visitano queste sale con gli insegnanti e i compagni di scuola. Il funzionamento di alcuni di essi viene spiegato con proiezioni video, non essendo possibile usufruire, se non in casi eccezionali, dell’intervento manuale umano.

 

Microscopio

La notevole bellezza degli strumenti esposti suscita altrettanta ammirazione di ciò a cui erano serviti ed il piacere di percorre le belle sale in penombra ne è moltiplicato. Dagli astrolabi agli orologi solari e notturni dell’epoca in cui non esistevano ancora gli orologi meccanici, dai cannocchiali alle sfere armillari, dai termometri alle ampolle e alle fontane da tavolo di finissimo vetro, si arriva alla sala degli apparecchi con cui in passato si stupivano i nobili e le persone colte con i fenomeni del magnetismo dell’elettricità. Uno di questi è “la casa dei fulmini”. La scienza illustrata con maestria, offre oggi come in passato spettacoli che dal Rinascimento in poi hanno affascinato le persone che amano la bellezza e la conoscenza e qui ne possiamo intendere la ragione.

Gli altri musei scientifici di Firenze sono tanti: museo Leonardo da Vinci, museo delle illusioni, museo di storia naturale La Specola, museo antropologico, Orto botanico, Fondazione Scienza e tecnica

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Museo delle Illusioni – Firenze

by 1 Febbraio 2024

Iperboloide di rivoluzione – l’asta passa attraverso una curva

 

Questo nuovo museo di Firenze esiste solo dal 2022, dopo che in Croazia nel 2015 venne fondato il primo di una serie che si è diffusa presto in Europa. Si trova nell’antico palazzo Tornaquinci della Stufa in Borgo degli Albizzi, dove nel novecento hanno avuto sede due cinema. Nei seicento metri quadrati su due piani si trovano oggetti che ci fanno percepire la realtà in un modo diverso da quello a cui siamo abituati e ci sorprendono. Alcuni di questi riproducono oggetti che erano conosciuti già da vari secoli perché avevano colto fenomeni ottici e fisici noti, mentre altri sono possibili solo grazie a nuovi materiali e tecnologie.

I fenomeni naturali sembrano sortilegi e già gli antichi si divertivano a realizzarli. Uno è il cinese specchio magico fatto di bronzo perfettamente liscio e riflettente su un lato, ma decorato sul retro in bassorilievo. Illuminato frontalmente da un intenso fascio di luce, rende visibile su un’altra superficie la decorazione retrostante in ombra.

 

sperimentare un’illusione tattile

 

Risale all’ottocento la realizzazione della prima litofania, un bassorilievo in ceramica bianca che, se illuminato da tergo, fa apparire la superficie colorata in tutte le tonalità grigie necessarie a rendere il soggetto come dettagliatamente disegnato in chiaroscuro. Moderna è la dimostrazione che una bacchetta diritta può passare attraverso un’apertura curva, se inclinata e fatta ruotare in modo da formare nello spazio un’iperboloide di rivoluzione.

Queste sono solo alcune delle tante meraviglie del museo che fa interagire i visitatori con alcune installazioni ed è adatto ad essere visitato dai bambini quanto dagli adulti. Qui si verifica quanto la scienza sia un argomento che stimola grandemente la fantasia e che le nostre percezioni sono solo uno dei modi in cui ci appare la realtà multiforme. E’ interessante notare che alcune installazioni sono state ideate da psicologi.

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Fiori giganteschi

by 29 Gennaio 2024

Amorphophallus titanum foto da Wikipedia

 

Uno dei fiori più grandi che si conosca, è l’Amorphophallus titanum, scoperto a Sumatra nell’ottocento da Odoardo Beccari, che ne ha fatto arrivare i semi all’Orto botanico di Firenze, dove è fiorito in serra. È alto fino a due metri, con una corolla simile ad una lunga gonna viola, plissettata e rovesciata, dall’altissimo capolino nel mezzo alla cui base si trovano fiori maschili e femminili. Una volta fecondati diventano frutti rossi simili ad olive nella forma e nelle dimensioni. È molto bello, ma dall’odore nauseabondo, perché per la fecondazione si rivolge a mosche e coleotteri, solitamente attratti dalla carne in putrefazione.

Anche la Rafflesia arnoldii cresce nella foresta pluviale dell’Indonesia ed è puzzolente per attirare le mosche, ha il diametro di oltre un metro e pesa qualche chilo, crescendo direttamente da terra e prendendo il nutrimento da una liana di cui è parassita, del genere Tetrastigma. Il frutto ha le dimensioni di un melone.

Meno grande ma molto bello, anche se altrettanto puzzolente è il fiore di Stapelia gigantea, coi suoi 40 centimetri a stella di cinque punte, di origine sudafricana.

 

Rafflesia raimondi – foto da internet

 

Un’infiorescenza straordinaria è quella della Puya raimondi, una bromeliacea che cresce in gruppi nelle zone aride e a grande altitudine sulle Ande. La pianta, simile alla yucca, ha foglie lunghe, dure e lanceolate che si irraggiano da un unico punto e che ospitano nidi di uccelli. È alta fino a dieci metri, ma la sua infiorescenza eretta glie ne aggiunge due, con ottomila fiori sulla spiga che, nei tre mesi di vita, vengono impollinati da diciassette specie di colibrì. Come l’agave, la rafia, il bambù, fiorisce una sola volta nella vita, proprio prima di morire. Si dice che avvenga dopo oltre cent’anni di vita, ma in serra può succedere molto prima, date le condizioni protette in cui si trova. È stata scoperta nell’ottocento dal botanico italiano Antonio Raimondi, ma è antichissima, come il ginkgo, la cicadina, l’araucaria, la welwitschia.

Infiorescenze gigantesche e spettacolari, simili a grandi e bianche piume di struzzo appartengono a una delle palme più grandi, con foglie adeguate al resto. Si tratta della Coripha umbraculifera, che cresce Nel sud-est Asiatico- Fiorisce una sola volta e poi muore, fra i 30 e gli 80 anni e le occorrono dodici mesi per completare i frutti e poi morire. Possiede anche le foglie più grandi fra le palme (vedi nella sezione foglie) Una sola fioritura prima della morte tocca anche alla rafia, al bambù, all’agave.

Un’altra palma dalle vistose, lunghissime infiorescenze bianche o giallo chiaro è la Brahea armata o Erithea armata, conosciuta come palma blu del Messico, dalle foglie che tendono al blu e i piccioli delle foglie spinosi, che cresce in luoghi con abbondanza d’acqua e bassa quota. Sopporta però le basse temperature e per questo si può trovare in Europa. Resiste al vento salso del mare. Le infiorescenze ermafrodite sono lunghe fino a cinque metri e i frutti scuri e tondi del diametro di due centimetri.

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Rabbia, un’emozione da addomesticare (e cavalcare)

by 17 Gennaio 2024

Questo libro pubblicato nel 2023 è stato scritto da Roberta Milanese, psicoterapeuta e ricercatrice di Terapia Strategica, l’efficace modalità che affronta i problemi dell’animo umano ristrutturando il modo infruttuoso e spesso addirittura dannoso con cui le persone cercano di risolverli (vedere i libri di Giorgio Nardone e Andrea Fiorenza in questa rubrica).

Con la rabbia abbiamo tutti a che fare e nella prima metà delle 147 pagine del libro troviamo le varie qualità di questo stato d’animo che porta spesso ad azioni sconsiderate e sofferenza in quantità. Nella seconda metà vengono esposti invece vari casi trattati con successo, grazie ad azioni semplici ma sorprendenti e inaspettate, che si possono compiere solo grazie ad un modo del tutto diverso di considerare i fatti. Non si può cambiare il passato né le persone, ma solo il nostro punto di vista, anche riguardo a questa sensazione, che senz’altro è carica di energia e può essere canalizzata in modo positivo, invece di reprimerla, sfuggirla o sfogarla senza costrutto. I casi presentati qui ci possono aiutare a trovare autonomamente la soluzione o a farci aiutare da chi è esperto nella Terapia Breve.

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Parco di Villa Negrotto Cambiaso ad Arenzano (GE)

by 17 Gennaio 2024

villa Negrotto Cambiaso – adesso sede del Comune di Arenzano

 

Verso fine ottocento, ad Arenzano una villa cinquecentesca venne trasformata un una sorta di castello neogotico per la grande famiglia genovese Pallavicino. Nel ventesimo secolo appartenne invece alla marchesa Negrotto Cambiaso, che fece costruire nel 1931 la bella serra in metallo e vetro. Lasciò tutto in eredità al Comune di cui è adesso la sede. Il parco di tre ettari e mezzo venne realizzato sui terreni agricoli intorno alla villa dei Pallavicino, dove si trovavano lecci e cipressi, a cui vennero aggiunti pini e allori per fare una fitta barriera lungo il confine. Altri sempreverdi ma di origine esotica vennero messi a dimora negli spazi più interni, con sufficiente spazio intorno perché se ne potesse ammirare la bellezza: cedri del Libano, deodara e dell’Atlante, che si riconoscono dall’ampiezza della chioma di aghi a ciuffetti, il calocedro che curva i grossi rami dalla corteccia rossiccia e ha le foglie che ricordano quelle dei cipressi, la Cryptomeria elegans dalla chioma vaporosa, che in inverno si fa color rosso cupo, la magnolia con le sue grandi foglie coriacee e lucide, i canfori dai piccoli frutti come perle nere.

cicadina di età avanzata nel parco di Arenzano

 

Il gran numero di sempreverdi permette di allontanare dai giardini la tristezza dell’inverno e nelle regioni più calde come la Liguria, le palme trovano ottima accoglienza, come si vede anche qui. Oltre a quelle cinesi, più piccole e resistenti al freddo, ci sono quelle delle Canarie, diffuse anche lungo le strade delle città liguri. Sembrano piccole palme, ma sono invece cicadine, quelle a cui l’età ha fatto incurvare e coricare il fusto, dando loro un aspetto di sculture vegetali su cui sono cresciuti tanti nuovi ciuffi di foglie. Alta e svettante è la Washingtonia filifera, che si riconosce dai fili con cui terminano le sue foglie a ventaglio. La sagoma delle araucarie bidwilli e heterophilla si nota con frequenza anche negli altri parchi cittadini della Liguria. La prima ha la sommità tondeggiante e i rami spaziati tra loro sono ricoperti di piccole foglie durissime e pungenti dalle dimensioni digradanti e disposte in forma elicoidale. La seconda si distingue per lo spazio tra i vari livelli su cui sono innestati i rami, le cui foglie molto piccole, dure e incurvate, formano una sorta di tubicini che sembrano fatti di fibre intrecciate. Per ammirare al meglio la chioma piumosa degli americani cipressi calvi, occorre aspettare fine Novembre, quando diventa di un rosso spettacolare prima di cadere a terra. Al suolo si evidenzia un’altra particolarità di questi alberi, che consiste nei pinnacoli legnosi spuntati dalle radici attraverso cui, nelle paludi dove comunemente vivono, portano l’ossigeno nel terreno molle, impedendo che marciscano.

Ci sono varie altre specie di alberi esotici ed europei in questo parco a ingresso libero che si può considerare un orto botanico per la sua bellezza e varietà, facendo familiarizzare i visitatori con quelli che troveranno nella regione.

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